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A Roccella Jonica, sin dai tempi passati, la famiglia Reggio rappresentò la categoria dei falegnami per eccellenza.Â
Il progenitore di tutti i Reggio di Roccella fu Biase (Blasius, Blasio) Reggio, mastro falegname di Serra, che si trasferì definitivamente a Roccella quando sposò, il 1° Dicembre 1784, Anna Rosa De Angelis, figlia di mastro Antonino, anch’egli di Serra, insediandosi nel rione Borgo, vicini proprio dei De Angelis. Come era consuetudine tra la categoria degli artigiani e le famiglie benestanti, un forte presupposto di distinzione era avviare uno dei figli agli studi ecclesiastici. Nella famiglia Reggio tale scelta toccò a Francesco Saverio Giuseppe, nato nel 1805, che ebbe come padrino di battesimo nientemeno che D. Francesco Saverio Majorana, Regio Pro amministratore della Dogana di Roccella, con nomina ricevuta direttamente dal Re. Per il futuro sacerdote Francesco Saverio Reggio era riservata altra occasione di riguardo, sin da quando era un semplice chierico: in suo favore gli fu conferita una Cappellania Temporanea, dal titolo di S. Maria Addolorata con l’autorizzazione vescovile, di officiare una messa al mese nella Chiesa della Parrocchia di S. Anastasia al Borgo; per tale concessione i coniugi Reggio hanno riservato la rendita di ducati 53.23. prodotta dalle proprietà delle contrade Ferraro e Lacchi, inoltre la casa di loro abitazione “in loco dicto Botteghelli”, ovvero, il tratto di salita dopo la Chiesa.
Da tenere presente che proprio agli inizi del 1800, i Reggio abitavano in una casa bassa con un orticello vicino. Con la crescita economica della famiglia nel corso di quel secolo la loro abitazione fu ampliata. Mastro Biase Reggio fu uno degli artigiani che godeva di meritevole stima da parte di tutta la Comunità , nonché dalle autorità comunali che si chiedevano spesso le prestazioni del suo servizio. Si vuole rendere onore alla sua professionalità citando qualche circostanza che lo ha coinvolto e contraddistinto:
1816 – Il meridione fu investito da una tremenda epidemia colerica. Si è cercato a Roccella di predisporre il bisognevole per l’arrivo del minaccioso vibrione. Con l’approvazione delle autorità provinciali e dei responsabili sanitari, nonché agli ordini del Generale Nunziante, l’Università di Roccella fece costruire delle baracche fuori dell’abitato, nelle contrade Scogli (probabilmente Pietrosi), Melissari, Pietà , Barruca. Mastro Biase fu coinvolto nella costruzione di “sette lanterne” per l’illuminazione dei quattro Lazzaretti.
1817 – Mastro Biase fu stipendiato nell’intero anno per aver avuto cura e “esercitò bene il suo officio a far caminar bene ed esattamente l’orologio Comunale” del campanile della Chiesa Matrice al Castello. L’attivitĂ di controllore dell’Orologio Universale fu espletata per tanti anni.
Stessa stima si riversò su Saverio, figlio di mastro Biase, anche lui eccellente falegname. Nel 1859, il Sindaco Cappelleri volle con sĂ© mastro Saverio Reggio, quindi fu fatto eleggere quale deputato alle opere pubbliche, per la perizia dei lavori di restauro eseguiti nel coro della Chiesa Matrice distrutto da un incendio.Â
Nel 1889 l’amministrazione Comunale decise di nominare i due cugini Reggio Giuseppe fu Saverio e Reggio Salvatore fu Giosuele, quali “tecnici per assistere e verificare le opere pubbliche che il Comune costruirà ”.
Negli anni intorno al 1890 il rione Borgo subì un momento di particolare attenzione da parte delle autorità comunali che hanno segnato la sua storia. La prima opera che diede un taglio di sviluppo sociale fu l’apertura di una strada carrozzabile, larga e dritta, che unì i due grossi rioni più densamente popolati, il Borgo e la Marina. Era il 1879, si rese necessaria tale arteria dopo l’apertura della ferrovia avvenuta nel 1871. Per l’intestazione della nuova strada si scelse un nome beneaugurante, Via Progresso.
Altra grossa opportunitĂ di crescita civile e di accrescimento fu l’installazione della prima fontana pubblica di Roccella, approfittando del passaggio nelle vicinanze delle tubature che, dalla sorgente Ciurria, fornivano i serbatoi della stazione ferroviaria. Tale fontana fu collocata a ridosso della proprietĂ Reggio. La sua inaugurazione avvenne nel Settembre del 1881. A incrementare queste opportunitĂ di sviluppo si aggiunse l’apertura della Farmacia Bottari. Non dimentichiamo che tutto ruotava attorno alla Chiesa del rione. Quello che mancava, però, era uno slargo per dare l’occasione di incontri e di convivenza tra i cittadini roccellesi. Alle autoritĂ non sfuggì questa necessitĂ . Se ne parlò per tanto tempo, finchĂ© il problema non si portò in sede del Consiglio Comunale. Era il 31 Maggio 1893 quando si affrontò la questione “Piazzetta al Borgo”. Per fortuna le circostanze consentirono la sua risoluzione: i proprietari di due casette esistenti davanti la Chiesa, e dal lato opposto della strada, permisero il loro esproprio. Il Comune accelerò tutte le pratiche di rito e con una spesa di ÂŁ 500, si costruì la tanto agognata piazza. Tutto il centro del Borgo, nel volgere di poco piĂą di un decennio, acquistò una nuova fisionomia estetica e di vivibilitĂ da farne il centro di vita sociale e commerciale di Roccella.
Restava però uno “sconcio” che mastro Biase Reggio cercò di rimediare con il supporto delle autoritĂ comunali. Il 10 Febbraio 1893, al 1° punto dell’o.d.g. della riunione del Consiglio Comunale, stava scritto: “Concessione di suolo pubblico a Privati”. L’argomento centrava la risoluzione dello “sconcio”. Il falegname Reggio inoltrò una richiesta scritta “tendente ad ottenere la concessione di un pezzo di pubblico suolo edificabile adiacente alla di lui casa posta a ridosso della strada Progresso”. Il Consiglio, sentito il parere favorevole della Commissione Edilizia, che aveva eseguito un sopralluogo “…che misura la sua estensione metri quadrati 13.83, non solo secondo lui. Debba farsi richiesta, ma che come questa richiesta non ci fosse, doveva essere imposto l’analogo acquisto … altrimenti, in quel punto sarebbe rimasto uno sconcio estetico…”.
I Reggio, oltre a eliminare quella indecenza, costruirono il loro palazzo secondo il nuovo aspetto, ed è così che è arrivato ai giorni nostri.