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La Chiesa di S. Giuseppe, già della Immacolata Concezione, fu costruita per volontà, e a sue spese, dal primo principe di Roccella Fabrizio Carafa. 

Dall’atto di fondazione della Chiesa, con annesso convento, redatto dal notaio Nicola Cappelleri, si trascrive uno stralcio: “… in data 13 Aprile 1614, ci siamo radunati su richiesta del Sindaco Fabrizio Caristo, in processione pubblica con tutto il Reverendo Clero della Terra di Roccella, con le Confraternite, col popolo di uomini e donne e davanti all’Eccellenza di D. Girolamo Carafa, marchese di Castelvetere (futuro II principe di Roccella), dell’illustrissimo D. Giovanni Battista, di D. Vincenzo (prossimo duca di Bruzzano), di D. Francesco Carafa (sarà il I° Priore dell’Ordine Gerosolomitano della Roccella), figli dell’eccellentissimo Signor Principe, di tutta la famiglia  e della Corte, e Padre Bonaventura di Gerace, responsabile Provinciale dell’Ordine dei Riformati ..”. 

Per oltre un secolo e mezzo, i conventuali del cenobio annesso officiarono nei suoi altari, con frequenza quotidiana, messe a richiesta dei fedeli di Roccella e del circondario. Dai registri della Chiesa, conservati negli archivi, se ne contano ben circa 790 messe officiate ogni anno nel periodo 1767-84.  

Tra gli altri: “una messa la settimana in giorno di martedì all’Altare di S. Antonio per il fu Principe D. Vincenzo Carafa”, inoltre: “Messe quattro la settimana per la fu Signora Principessa Donna Diana (Vittoria Borgese, nipote di papa Paolo V) all’altare di S. Antonio”

La chiesa, a suo tempo, presentava sei altari oltre a quello “Privilegiato”, dedicato all’Immacolata Concezione. In quattro di essi vi stavano il quadro di S. Francesco d’Assisi, il quadro di S. Pasquale, la statua di S. Antonio di Padova, e un Crocefisso grande di legno. Il terremoto del 1783 danneggiò la Chiesa: “… ha qualche piccola fessura, ed il coro situato sulla porta maggiore andato intieramente distrutto”. 

Le disposizioni governative del 1784 e l’istituzione della Cassa Sacra, disposero la chiusura della Chiesa della Concezione, il 30 Maggio 1784. Bisogna aspettare il 1798 per vedere riaperta al culto la già menzionata Chiesa. 

Il 29 Gennaio 1798 fu riaperta al culto e fu concesso il Regio Assenso della fondazione della Confraternita di S. Giuseppe e delle Anime del Purgatorio. Col tempo fu abbandonata l’antica intestazione assumendo quella attuale dedicata al patriarca S. Giuseppe. Sin dalla sua edificazione fu adibita a Chiesa Cimitero, in tutto il suo pavimento erano distribuiti i sepolcri privati e gentilizi: Nanni, Totino, Cappelleri, Manfrè, Congiusta, e all’entrata dei Parvulorum. Sotto il pavimento dell’attuale sacrestia vi è la fossa comune. 

Agli inizi del 1800, tale chiesa fu dotata di una pregevole statua di S. Giuseppe, opera dello scultore serrese, Vincenzo Scrivo. Non sfuggì ai malfattori la bellezza artistica di tale Simulacro, che, la notte del 19 Giugno 1994, inscenarono un incendio accidentale nella chiesa, proprio nel posto dove tale statua era esposta, per farla passare come distrutta dal fuoco. Non ci è voluto molto per scoprire la depredazione dell’opera, data l’esigua quantità di cenere prodotta nello stesso spazio. 

Nel 1951 una disastrosa alluvione rese inagibile la Chiesa, vistose crepe e pericolose lesioni lungo la facciata obbligarono le autorità alla sua chiusura. 

I fedeli del rione “Croce” non accettarono la fine della secolare chiesa e grazie alla loro intraprendenza, autotassandosi e offrendo gratuitamente giornate di lavoro, riuscirono a salvarla nella parte vicina all’altare maggiore (quella visibile oggi) ma non riuscendo purtroppo a recuperare l’antica facciata e la parte anteriore lesionata che è stata completamente diroccata, accorciando la chiesa di oltre sei metri.

All’interno della Chiesa primeggia per il suo valore documentale e artistico lo stemma personale, perfettamente conservato, del primo Principe di Roccella Fabrizio Carafa, composto da uno scudo sagomato-semirotondo intero, di rosso a tre fasce d’argento con una spina di verde posta in banda; lo scudo è timbrato da corona del sacro romano impero e cimata da aquila bicipite tenente nel becco il collare del Toson d’Oro, il tutto sormontato da corona di cinque fioroni.

Altro pezzo pregiato che abbellisce la Chiesa è l’Altare Privilegiato: opera voluta dall’ultimo principe di Roccella Vincenzo Maria Carafa Cantelmo Stuart e sua moglie Livia Doria del Carretto, negli anni che dimorarono a Roccella (1770-72). Ad informarci della loro committenza è la firma lasciata alla base delle due colonne laterali dell’altare: gli stemmi di casa Carafa e casa Doria. Oggi è visibile solo quello della principessa, mentre quello dei Carafa andò distrutto la notte dell’incendio del 1994. 

Da ammirare, inoltre, il quadro dell’Immacolata Concezione, che a quel tempo era collocato sull’altare maggiore, attribuibile secondo gli esperti alla scuola napoletana di Luca Giordano della seconda metà del 1600. Tale opera, olio su tela, attualmente si trova lungo la parete destra della Chiesa, per cedere il posto sull’Altare Privilegiato al quadro di S. Giuseppe e delle anime del Purgatorio, dopo l’insediamento dell’omonima Confraternita. 

 

Il Convento dell’Ordine dei Frati Minori fondato da S. Francesco d’Assisi e annesso alla Chiesa dell’Immacolata Concezione, fu costruito dal Principe Fabrizio Carafa, nel 1614. È composto da un chiostro semplice, classico dei conventi francescani, con il suo porticato intorno ai quattro lati di un cortile con tanto di “siena” al centro. Uno dei lati del portico era attaccato alla Chiesa, mentre sugli altri tre erano distribuite le celle dei conventuali.

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