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La famiglia Tassone si è formata a Roccella dopo il matrimonio tra mastro Bruno Tassone e Cecilia Congiusta, avvenuto il 18 Ottobre 1739. Mastro Bruno, originario di Serra, faceva parte di quella folta schiera di artigiani che si trasferì a Roccella, specialmente nel 1700, e impiantarono famiglia stabile. A quel tempo, la giovane Cecilia Congiusta era molto ambita, in quanto figlia di Antonio Congiusta, ricco massaro roccellese, molto noto: nella dichiarazione dei redditi di metà ‘700, fu quello che fece la denuncia con il valore di once più alto di tutti i cittadini di Roccella.
La famiglia Tassone ascriveva figure di primo piano nel settore artigianale, basti pensare che proprio mastro Bruno fu l’artigiano falegname che più di tutti servì la famiglia Carafa nel bisogno di mettere a posto portoni, porte, finestre, ecc. del loro Palazzo. Non di meno, mastro Giuseppe Tassone, figlio di Bruno, che ancora giovane era stimato “scoppiettere e chiavettiere”, tanto da essere additato alle autorità della giustizia in occasione di stime di pubbliche perizie.
Seguendo le linee guida delle primarie famiglie di artigiani, anche i Tassone avviarono i figli a intraprendere gli studi ecclesiastici e universitari. Citiamo il Sacerdote D. Francesco Tassone, che ebbe da parte del Vescovo, nel 1786, l’incarico di Economo Curato nella Chiesa di S. Francesco Saverio al Borgo.
I Tassone, nel corso della loro storia, si stabilirono nel rione Petto dell’Oro, dove nelle vicinanze, rione Ciaramidio, possedevano un antico troppito “frantoio” a trazione animale, proprio accanto alla secolare “carcara” per la cottura di prodotti artigianali: mattoni, tegole ecc. ottenuti dalla lavorazione dell’argilla e che ha dato la denominazione del rione omonimo.
Col tempo, accrescendo la proprietà terriera, con particolare riguardo verso l’olivicoltura, la famiglia si attrezzò di un nuovo frantoio a doppia pressa, sempre a trazione umana e animale, installato nel rione Carrubara, non lontano dalla loro abitazione: una rarità di frantoio nella zona di Roccella. Questo giustificò nel tempo la consistente attività dell’olivicoltura per soddisfare la loro attività agricola e per conto terzi.
Anche questa eminente famiglia investì i propri profitti nell’acquisto di terreni, principale fonte di rendita del passato. Tale oculatezza e serietà nella gestione dei propri interessi, consentì ai Tassone un certo prestigio economico, che incentivò la loro presenza civile e sociale nel tessuto cittadino roccellese. Degli esempi furono il Dottor Giuseppe Tassone, Priore della prestigiosa Confraternita di S. Giuseppe e per tanti anni Podestà durante il ventennio fascista; l’Avv. Giuseppe Tassone, nipote del precedente, Sindaco di Roccella per un decennio a partire dal 1970.
Tornando agli inizi del 1900, la solidità economica dei Tassone consentì di alienare il prestigioso palazzo Englen al Borgo di Roccella, abbandonando la loro modesta e antica abitazione di Petto dell’Oro, costituita da tre stanze, due bassi e la stalla, in più, vicino, vi stavano altri due bassi di loro proprietà.
Da precisare che l’arrivo della corrente elettrica nei vari paesi rivoluzionò tutte le secolari attività di lavoro, dove, fino al momento, le uniche forze motrici esistenti erano le braccia dell’uomo, la soma o il traino degli animali. Anche i frantoi segnarono il passo dei tempi, ove le famiglie proprietarie, anche se non tutte, modernizzarono l’attività di oleificazione con l’ausilio del motore elettrico.
I Tassone sempre attenti a modernizzarsi e ad aggiornarsi al nuovo che avanzava e interessava l’attività dei frantoi, abbandonarono il vecchio troppito della Carrubara, per aprire uno nuovo, moderno, rapido e meno faticoso, in un vicolo della Via Garibaldi.
Tale struttura si trova nel Vico Scali ed è allo stato completo così come utilizzata l’ultima volta nel 1988. Viene aperto in occasioni di iniziative culturali e popolari che spesso si svolgono nello stesso rione Borgo e che diventa oggetto di osservazione e di curiosità per le nuove generazioni che vivono il loro tempo. In tali occasioni si programmano, in detto frantoio, visite guidate in gruppi di turisti e curiosi, con l’ausilio di studiosi ed esperti di questa antica attività di lavoro, dove vengono informati sulle varie fasi della lavorazione delle olive, sulla denominazione anche dialettale dei vari attrezzi e sul secolare sistema e regole della spartizione dell’olio prodotto.